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Descrizione

L'itinerario offre la possibilità di contemplare uno dei più bei paesaggi antropizzati di tutta la Valsesia. La valle di Otro, che si apre a ovest dell'abitato di Alagna, è accessibile soltanto a piedi, con circa un'ora di cammino, tramite una ripida mulattiera. I campi di Otro erano i più ambiti del territorio alagnese, in quanto godono di un ottimo soleggiamento. Si coltivavano (a circa 1.700 metri di altitudine) canapa, patate, segale e orzo. Gli abitanti di queste frazioni, non alpeggi, rimanevano nei villaggi dal giorno di San Giuseppe a Natale.

Follu è l'insediamento principale. Vi abitava in permanenza un sacerdote (nella piccola casa con la parete frontale in legno) e vi era un asilo infantile. I bambini andavano a scuola ad Alagna percorrendo tutti i giorni il ripido sentiero in discesa e in salita. Il caseggiato che oggi ospita il rifugio zar Senni era adibito a latteria.

La Cappella, dedicata alla Madonna della Neve, è datata 1659.

Sopra Follu si trova Ciucche (che significa "sulla roccia"), la frazione più soleggiata di Otro. Le poche case di Feglierec, un tempo più numerose, furono distrutte da un incendio. Appena oltre Follu, risalendo la valle, si staglia nei verdi prati l'abitato di Dorf, posto al riparo dalle valanghe grazie a una naturale sporgenza rocciosa. Vi sono ancora il forno da pane (1803) e l'antica fontana con vasca monolitica.

Scarpia, con i caratteristici spartivalanghe, conserva il forno da pane datato 1718 e, nella via interna, un insolito passaggio coperto (1564).

Weng, ultima frazione della valle di Otro, è ormai quasi abbandonata.

A quote più elevate si trovano invece i vasti pascoli per i quali la valle era nota fino dal medioevo, dove sorgono molti alpeggi: l'alpe Pianmisura piccola e grossa, l'alpe Gender, l'alpe Tailli, l'alpe Cultiri, l'alpe Granus, l'alpe Zube (situata a ben 2515 metri di quota).

La vetta più alta della valle è il Corno Bianco (m. 3320), sulle cui pendici si trovano due piccoli ghiacciai: il nevaio di Puio e il ghiacciaio d'Otro, dal quale ha origine l'omonimo torrente che percorre tutta la valle. In un'ampia conca morenica, situata a oltre 2400 metri di quota, sono adagiati i due laghi Tailli.

Gli spartivalanghe di Scarpia.

I Walser costruivano i loro insediamenti in luoghi naturalmente protetti dalle valanghe. Dove questo non era possibile adottavano degli "spartivalanghe" con la funzione di suddividere l'ammasso nevoso quando, nel turbinio verso valle, giungeva nei pressi delle abitazioni. Una sorta di sperone in pietra ricolmo di terra protegge le case a monte. Quelle situate a valle sono riparate da muri in pietra, in alcuni casi smussati, per deviare la neve convogliata dagli spartivalanghe delle case a monte. Il sistema di paravalanghe di Scarpia è interessante, non solo perché risponde appieno allo scopo per cui è stato costruito, ma anche perché diventa elemento di forte pregnanza ambientale, percepibile quando lo si osservi dai prati a monte.

Otro: la valle sospesa

Le valli sospese o pensili sono delle vallate secondarie che confluiscono in una vallata principale. Causate dall'incontro di due lingue glaciali, di cui una era molto più sviluppata dell’ altra, anche queste valli comunque sono modellate ad «U».

Possiedono un fondo più elevato a causa della minore escavazione avvenuta rispetto alla vallata principale.



Storia

La Valle d'Otro nel medioevo era un ricco alpeggio appartenente ad alcuni membri del potente casato dei conti di Pombia. Nel 1083 fu donata, insieme ad altri beni posseduti in Valsesia, all'abbazia di Cluny, che ne trasferì la proprietà al priorato cluniacense di Castelletto Cervo fondato proprio in quegli anni (1087-1092).

Nel XIII secolo, il priorato (e i conti di Biandrate e del Canavese, discendenti dei conti di Pombia) stabili il trasferimento dei coloni walser nelle proprie terre e favorì la creazione di nuovi insediamenti, allo scopo di aumentare il valore e la rendita dei propri beni. I primi coloni walser giunsero in Valle d'Otro probabilmente da Gressoney, ma si può dire che nella valle si creò un amalgama tra famiglie walser provenienti da differenti aree: così ai primi coloni arrivati da ovest (forse da Gressoney direttamente, forse tramite la Val Vogna), si aggiunsero quelli, giunti da Macugnaga, che già si erano insediati presso Alagna e Pedemonte.

Le mutate condizioni climatiche resero difficile la sopravvivenza di un insediamento permanente in valle, così, probabilmente già nel corso del XVI secolo, Otro iniziò a essere lasciato disabitato durante i mesi invernali e ad essere utilizzato come alpeggio; una situazione che nel XVIII secolo venne formalizzata in un vero e proprio patto tra gli abitanti: uomini e bestiame avrebbero lasciato la valle la vigilia di Natale, per farvi ritorno il giorno di San Giuseppe (19 marzo).

Agli inizi del Novecento, in località Belvedere, fu costruito un albergo, aperto durante la stagione estiva, che, in seguito, fu collegato ad Alagna tramite un’ ovovia; fu costruito anche un impianto di risalita (skilift), tra il Belvedere e le frazioni di Otro. Con la chiusura dell’ ovovia, avvenuta in seguito ad un grave incidente nei primi anni '70, albergo e impianti di risalita furono abbandonati.

Descrizione

La Valle di Otro



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