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La chiesa di San Giovanni Battista
La chiesa di San Giovanni Battista
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Patrimonio culturale
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Turismo
Descrizione
Parroco di Alagna Valsesia dal 1980: Don Carlo Elgo
Don Carlo è parroco anche nei Comuni di Riva Valdobbia e Mollia
Orario S. Messe Alagna
Prefestiva: Sabato ore 18.00
Festiva: Domenica ore 10.30 - ore 18.00
Orario S. Messe Riva Valdobbia
Prefestiva: Sabato ore 17.00
Festiva: Domenica ore 11.30
La Chiesa, dedicata a San Giovanni Battista, venne eretta tra il 1505 ed il 1511 e divenne Parrocchia nel 1564; di stile tardo gotico, venne poi rielaborata all'interno in epoca barocca.
Nell'inventario del 1652, l'edificio viene così descritto: "...è murata et coperta a piode, il cui Coro è fatto in volta; il vaso è soffittato d'assi et è situala quasi al centro della parrocchia, cioè dove si dice Alagna...".
La chiesa presenta sulla facciata due affreschi dei fratelli Avondo, datati 1862, raffiguranti la nascita e la decollazione di San Giovanni, mentre l'affresco centrale sopra il portone rappresenta l'Annunciazione ed è datato 1843.
Posteriormente la Chiesa si affaccia su piazza Grober ed è separata dal Cimitero da uno stretto viottolo; il muro di cinta del Campo Santo è parzialmente ricoperto da antiche lapidi tombali, mentre la parete absidale esterna della Parrocchiale è decorata dal tradizionale stemma Valsesiano e dalla scritta: "Im Land", l'equivalente Walser del toponimo Alagna.
Internamente l'edifìcio si presenta suddiviso in tre navate, sostenute da sei colonne di pietra grigia locale.
Entrando si incontra sulla destra il battistero, la cui parte inferiore, datata 1630, è realizzata in pietra ollare.
L'altare successivo è dedicato alla Madonna del Carmine: la tela, di autore ignoto, rappresenta la Madonna del Carmine che consegna uno scapolare a San Simone Stock, superiore generale dei Carmelitani nel 1245.
Proseguendo sullo stesso lato si trova il pulpito in pietra ollare ed una cappella secondaria, in origine utilizzata dalle Confraternite locali per le loro riunioni: al centro troneggia la grande teca contenente l'altarolo di fine XV secolo. opera di artista ignoto della Svevia.
Originariamente era situato nella Cappella di San Giacomo a Pianmisura.
Dal 1961 al 2007 è rimasto esposto presso la Pinacoteca di Varallo, dove è stato restaurato.
Al centro sono rappresentate le statue della Madonna tra San Giacomo e San Sebastiano; sulle ante interne si riconoscono San Francesco e San Nicolao a sinistra, Sant’Uberto e San Pantaleone a destra. Ad altarolo chiuso sulle ante si riconoscono San Gregorio Magno??? e S. Sebastiano a sinistra, San Giorgio e San Lorenzo a destra.
Dietro all'altarolo è situata una statua lignea della Madonna di Oropa, datata 1960, dono dei pastori Biellesi che avevano in affitto gli alpeggi locali.
Secondo la tradizione, l'introduzione di questo culto in Piemonte è dovuta a Sant' Eusebio, Vescovo di Vercelli, che nel III secolo, al ritorno da un viaggio in Terra Santa, ne riportò due sculture ed un ritratto della Vergine eseguiti dall'evangelista Luca. Le due statue furono destinate l'una ad Oropa e l'altra a Oca, due località in cui oggi sorgono gli omonimi Santuari, dedicati alla venerazione della "Madonna nera".
In effetti esistono ben 450 effìgie con queste caratteristiche, sparse un po' ovunque sul territorio Europeo; basti citare in Italia le statue presenti a Cagliari, Crotone, Loreto, Lucca, Pescasseroli, Rivoli, Roma, San Severo, Tindari, Venezia; in Francia se ne contano addirittura novantasei, di cui le più celebri sono quelle della cattedrale gotica di Chartres, chiamate Notre-Dame-sous-Terre e Notre-Dame-du-Pilier; da non dimenticare inoltre la Madonna nera di Chestokowa, in Polonia.
Molti ricercatori attribuiscono la particolarità dell'incarnato scuro della Vergine ad una sorta di "riutilizzo" di preesistenti statue pagane, riconducibili al culto della dea Iside, divinità egizia della fecondità, che tiene in braccio il figlio Horus.
Questi antichi simulacri erano realizzati in ebano, il che spiega l'anomalo colore della Madonna e di Gesù Bambino, e furono "cristianizzati" dai fedeli dell'epoca con l'aggiunta del simbolo cattolico per eccellenza, la Croce.
A destra dell'Altare Maggiore si trova l'altare di San Sebastiano e San Rocco: qui è possibile ammirare una scultura di Giovanni D'Enrico, fratello del celebre Tanzio, che rappresenta la Vergine incoronata col Bambino in braccio, insieme a San Sebastiano e San Rocco.
Sul lato sinistro s'incontra dapprima l'altare dell'agonia di San Giuseppe, di autore ignoto; la statua lignea di S.Teodulo è opera dell'artista Farinoni da Varallo. San Teodulo, Vescovo di Sion, nel Vallese, (IV sec.) è particolarmente importante nella tradizione tedesca: viene raffigurato con un diavolo che tiene una campana, dono del Papa; viste le difficoltà nel trasportarla fino a Sion, il Vescovo ordinò al Diavolo d'incaricarsi, suo malgrado, del gravoso compito. Il grappolo d'uva è invece riferito ad un'altra leggenda, secondo cui San Teodulo avrebbe miracolosamente salvato un raccolto rovinato dal gelo: da allora è venerato come patrono dei viticultori.
Procedendo, dopo l'ingresso laterale, troviamo l'altare della Madonna del Rosario (1700) con la statua della Madonna al centro, circondata da una serie di formelle che rappresentano i 15 Misteri contemplati nel Rosario.
L'Altare Maggiore, opera di Guala-Molino da Mollia in collaborazione con Luca Martello da Campertogno, è opera del 1762: le formelle rappresentano episodi della vita di San Giovanni Battista, la cui statua è presente anche nella nicchia che sovrasta il tabernacolo; l'intero complesso è realizzato in legno dorato. Le due statue lignee di San Pietro e San Paolo, attualmente collocate sulle balaustre ai lati dell'Aitar Maggiore, erano in origine poste sull'altare stesso. Gli affreschi nel presbiterio sono opera di Giovanni Avondo (1810): l'autore stesso pose la sua firma su quello dei due raffigurante San Giovanni Battista che parla alle genti.
Una parola sulle vetrate: la più antica ed artisticamente pregevole è situata a lato dell 'Altare della Madonna del Rosario; dono della famiglia di Pietro Heinz, fu realizzata in Francia, a Chalon, da Bernard nel 1890, e rappresenta la Vergine nell'atto di donare un rosario a San Domenico.
Le altre vetrate sono invece opera delle ditte Janni e Negro di Torino; datate 1930-35, sono dono di alcune facoltose famiglie locali.
L'organo, situato nella cantoria sopra l'ingresso principale, in opposizione all'Altare Maggiore, è stato realizzato dalla ditta Vegezzi - Bossi di Torino nel 1911.
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Telefono:
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