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Antonio detto Tanzio (Alagna 1575 - Borgosesia 1633) - pittore
Antonio detto Tanzio (Alagna 1575 - Borgosesia 1633) - pittore
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Salutato come “il Caravaggio delle Alpi”, è con Gaudenzio Ferrari uno dei due artisti-guida in Valsesia ed uno dei massimi esponenti della pittura seicentesca nell’Italia settentrionale.
L'apprendistato di Tanzio avvenne, con ogni probabilità, sotto l'attenzione di Giovanni, fratello più anziano di lui, e si può pensare che essa si sia svolta – com'era tradizione in Valsesia - nel campo della scultura prima che in quello della pittura.
Nel 1600 Tanzio, assieme all’altro fratello Melchiorre, partì alla volta di Roma, dove avvenne la sua "folgorazione" per il nuovo linguaggio adottato dal Caravaggio, che era in quegli anni inquieto protagonista della scena artistica romana.
Pochissime sono le opere assegnate dagli storici dell'arte al suo catalogo datate in questi quindici anni trascorsi prima a Roma, poi a Napoli e in terra di Abruzzo.
Si possono citare una Pentecoste i cui frammenti sono oggi conservati presso il Museo di Capodimonte di Napoli, la pala con la Circoncisione che si trova a Fara San Martino (CH) e quella con la Madonna dell'incendio sedato a Pescocostanzo (AQ). È ragionevole supporre che il suo ritorno nei luoghi nativi, sia legata alla prospettiva di un suo coinvolgimento negli affreschi delle nuove cappelle del Sacro Monte di Varallo.
Prima di assumere tale impegno, Tanzio ebbe modo di dar prova delle qualità artistiche raggiunte realizzando, nel 1616, la pala di Domodossola, San Carlo comunica gli appestati; in continuità stilistica con la pala si collocano gli affreschi della cappella XXVII (Cristo condotto per la prima volta al tribunale di Pilato) al Sacro Monte. Subito dopo, il lavoro al Sacro Monte proseguì con gli affreschi della cappella XXXIV (Pilato si lava le mani),(1619-20).
Circa un decennio più tardi, arriverà la commessa relativa ad un'altra scena di tribunale, quella della Cappella XXVIII ( Gesù davanti ad Erode).
L'impegno al Sacro Monte fu straordinario.Tanzio dimostrò di essere all'altezza della sfida: resse pienamente, per qualità poetica e tecnica pittorica, il confronto con il più celebre Morazzone.
Risulta quindi quasi inspiegabile come, nel periodo che intercorre tra i primi lavori al Monte e la prestigiosa allogazione degli affreschi per la cappella dell’Angelo Custode nella basilica di San Gaudenzio a Novara (1627), le numerose commesse ricevute da Tanzio riguardino, in modo quasi esclusivo, parrocchie secondarie, disperse nei territori tra Piemonte e Lombardia.
Tra di esse devono essere citate almeno la tela del tenero incontro di Giacobbe e Rachele alla Galleria Sabauda, il San Sebastiano curato da Sant'Irene alla National Gallery di Washington e i due Davide e con la testa di Golia presenti nella pinacoteca di Varallo.
La tradizione storiografica locale vuole che, negli ultimi anni, Tanzio vivesse a Varallo presso il convento francescano di Santa Maria delle Grazie. Lì, nella chiesa annessa al convento, era a quella data presente un suo dipinto, Il martirio dei beati francescani a Nagasaki.
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